Cagliari riscopre le meraviglie del Museo d’Arte Siamese
In mostra nella Cittadella dei Musei di piazza Arsenale una preziosa collezione di teiere e tazze cinesi dell’Ottocento. Visitabile fino al gennaio 2026.
Data:
28 ottobre 2025
A circa 100 anni di distanza dalla nascita, il Museo d'Arte Siamese Stefano Cardu per la prima volta espone al pubblico una preziosa collezione di teiere e tazze cinesi, custodita nei depositi comunali e ora proposta nell’ambito di un piano di valorizzazione delle importanti collezioni civiche iniziato lo scorso anno con la mostra “Memoria e visioni: l'arte in Sardegna nelle collezioni civiche” ospitata al Palazzo di città. Tutti i pezzi esposti ora nella Cittadella dei Musei, in piazza Arsenale a Cagliari, risalgono alla Dinastia Qing (1644 / 1911) e furono realizzati nella prima metà dell’800.
La collezione sarà visitabile fino al gennaio 2026.
In mostra 8 teiere di pregiata fattura riconducibili ad un mondo ricchissimo di tradizione, arte e funzionalità, strettamente legato alla cultura millenaria del tè. Sei di queste, rare e introvabili, appartengono al "genere" Yixing. Si tratta di un tipo tradizionale cinese di recipiente per il tè, famoso per essere realizzato con una particolare argilla porosa chiamata zisha (紫砂, "argilla viola"), proveniente dalla regione di Yixing, nella provincia di Jiangsu, in Cina. L’argilla zisha ha la particolarità di essere leggermente porosa, permettendo alla teiera di assorbire gli aromi del tè con l’uso ripetuto. Per questo motivo, è consuetudine usare ogni teiera Yixing per un solo tipo di tè (come oolong, pu-erh, tè neri cinesi o verdi). Solitamente queste teiere non presentano nessuna smaltatura interna, per permettere al materiale di "memorizzare" il sapore della bevanda. Di pregevole fattura questi utensili sono realizzati a mano da artigiani esperti e presentano una forma elegante restituita da un equilibrio perfetto tra beccuccio, manico e coperchio.
Tra quelle esposte dello stesso genere 4 sono di piccolo formato e monodose, una è decorata con tronchi d'albero, rami e foglie realizzati ad altorilievo e ad intaglio, e l'ultima è in terracotta verniciata con incisi caratteri cinesi.
Nella vetrina è esposto anche un oggetto affascinante che unisce tradizione e ingegno: una teiera cinese con recipienti comunicanti. Questi manufatti sono progettati con un sistema interno di camere collegate attraverso i fori per la filtrazione, che consente di versare il tè in modo controllato o addirittura di servire diversi tipi di infusi da un'unica teiera.
Completa l'esposizione una teiera in porcellana con un manico di metallo finemente decorata con una fitta trama geometrica e motivi fitomorfi.
Piccole per dimensioni, ma grandi per significato, le tazzine da tè cinesi raccontano una storia antica fatta di rituali, gesti precisi e cultura millenaria. Questi oggetti erano (e sono ancora) protagonisti silenziosi della cerimonia del tè, momento fondamentale della vita sociale e spirituale cinese. Realizzate con fine porcellana, ogni tazzina riflette l’armonia tra funzione, bellezza e tradizione. L’eterea bellezza della porcellana è frutto di un processo di sperimentazione e lavorazione lungo e complesso, che ha richiesto secoli di ricerche, errori e perfezionamenti da parte dei migliori maestri (Fais, 2016). All’interno di questa teca si trovano esemplari di altissima fattura: 3 tazzine cinesi in porcellana finissima di epoca Tung Chih (1862 – 1874), caratterizzate da fondo bianco e decorazioni a smalti policromi raffiguranti scene di genere, farfalle, fiori e uccelli; una tazzina cinese della Dinastia Qing (1644 – 1911) in porcellana bianca finissima, decorazioni di genere da un lato e fiori e farfalle dall'altro. Due splendide tazzine cinesi identiche di periodo Ch’ien Lung (1736 – 1795), entrambe con coperchio ribaltabile e utilizzabile come scodellina, in finissima porcellana con decorazioni azzurre all'interno e all'esterno, raffiguranti due draghi che si fronteggiano nel cosmo con la terra tra di loro. Un piccolo servizio di quattro tazzine cinesi della Dinastia Qing (1644 – 1911) in porcellana bianca finemente decorata a fiorami, poggiante su tre piedini. Il coperchio, se rovesciato, può essere usato come scodellina. Due tazzine cinesi della Dinastia Qing (1644 – 1911) identiche con coperchio e piattino, in finissima porcellana riccamente decorate con anatre, fiori e farfalle su fondo di oro zecchino. Particolarmente interessante è il recipiente cilindrico della Dinastia Qing (1644 – 1911) in porcellana bianca con orlo ricoperto in metallo, finemente decorato con fiori, farfalle, uccelli e smalti policromi, che serviva per conservare il tè in foglia.
La storia del Museo d’Arte Siamese inizia con la donazione alla sua città natale da parte di Stefano Cardu (Cagliari 1849 – Roma 1933) di una preziosa collezione di oggetti d’arte provenienti dall’Estremo Oriente.
Cardu, imbarcatosi da Cagliari in giovane età, dopo quasi dieci anni di navigazione approda in Siam, l’attuale Tailandia. A Bangkok, sotto il regno di Rama V, diviene progettista e costruttore di importanti edifici per la nuova capitale: fra questi il Palazzo del Principe Chaturonratsami (1879) il Royal Military College (1890-92), l’Hotel l’Oriental (1890), destinato a ospitare i diplomatici e regnanti in visita alla corte siamese. Stefano Cardu è assiduo viaggiatore e raffinato collezionista dell’arte d’Oriente. Raccoglie negli anni oltre 1.300 manufatti di squisita qualità e fattura, databili tra il XIV e il XIX secolo, provenienti dal Siam e dal Sud-Est asiatico, da Giappone, Cina e India. Tornato in Europa nel 1900, con grande generosità, il 22 luglio 1914 egli offre in dono alla città di Cagliari parte cospicua della sua collezione.
Il Museo Siamese fu aperto al pubblico nel 1918, in una sala dedicata al piano nobile del Palazzo civico Ottone Bacaredda. Lo stesso Cardu si occupa dell’allestimento e del catalogo della mostra, i cui proventi, per sua volontà, saranno destinati agli orfani della Prima guerra mondiale.
Trasferita per essere salvata dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale nelle grotte dei Giardini Pubblici, la collezione fu riordinata dall’orientalista Gildo Fossati e esposta nella Galleria comunale d’Arte fino al 1981.
Il Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu è oggi ospitato nella Cittadella dei Musei, il maggiore polo museale dell’Isola. Il Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu, sito all’interno della Cittadella dei Musei, presenta una notevole varietà di pezzi artistici di origine e di culture asiatiche differenti. Si tratta di opere e preziosi oggetti portati a Cagliari nei primi anni del Novecento dal cagliaritano Stefano Cardu, alla fine del suo avventuroso viaggio nell’estremo Oriente.
Sculture, argenti, porcellane, armi, manoscritti, tempere, una notevole varietà di pregiatissimi pezzi artistici, datati tra il XIV e il XIX secolo. La preponderanza degli esemplari provenienti dall’antica Thailandia fa si che il Museo Cardu sia la più grande raccolta di arte siamese presente in Europa. Di notevole interesse anche il nucleo di avori giapponesi, le porcellane cinesi e le armi provenienti dalla Malesia. Cento anni fa apriva al pubblico uno dei più affascinanti ed esotici musei della Sardegna, che con le sue collezioni avvicinò l’Isola al quasi sconosciuto Oriente. Stefano Cardu fu cittadino europeo, affermato professionista in Siam, colto collezionista, perfettamente inserito in quel fenomeno, giunto a maturazione nell’Ottocento, dell’orientalismo, posto tra esotismo e colonialismo, una inventio che si servì dell’Oriente per definire l’Occidente. Questo rapporto può essere oggi letto in chiave contemporanea con rinnovato interesse.
Informazioni: telefono 070.6776543, email museicivici@comune.cagliari.it , sito web https://sistemamuseale.museicivicicagliari.it/ (link più sotto). Orari, dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 18.
Aggiornamento
29/10/2025, 9:33
Comune di Cagliari